RECOVERY FUND: INVERTIRE LA ROTTA E INVESTIRE SUI CAMPANILI

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09/09/2020

La bozza delle "Linee guida per la definizione del Piano nazionale di ripresa e resilienza" che sarà presentata oggi svela e definisce gli obiettivi che il governo intende raggiungere con i 209 miliardi del Next Generation Eu: 30 pagine, 28 slide, 6 missioni. Quelli che vengono definiti i "cluster" di intervento sono: digitalizzazione e innovazione; rivoluzione verde e transizione ecologica; infrastrutture per la mobilità; istruzione e formazione; equità, inclusione sociale e territoriale; salute. Il rischio è che questa grande opportunità per il sistema-Paese si disperda in mille rivoli o in cattedrali nel deserto con scarso impatto sul tessuto produttivo e sociale.

La grande opportunità che sembra non essere stata colta è che il Recovery Fund possa aiutare a disegnare un’Italia diversa da cui ripartire.

Un’Italia che, come dimostra l’esperienza di smart-working diffuso sperimentata durante il lockdown, possa portare al riscatto dei piccoli centri e delle periferie, decongestionando le grandi città e favorendo lo sviluppo di una rete immateriale di risorse umane e competenze in grado anche di rimettere al passo la provincia italiana, soprattutto quella che vive il dramma occupazionale più grave, il Mezzogiorno d’Italia.

Servirebbe una grande regia per puntare sull’abbattimento delle barriere infrastrutturali che isolano gran parte dei Comuni, soprattutto nel Sud e Centro Italia. Trasformare posti emarginati e isolati in opportunità di una presenza residenziale che non sia tagliata fuori dal mercato produttivo. Ripartire dai piccoli e medi Comuni significa indirizzare le risorse dei settori individuati ad accrescere la loro appetibilità e competitività. Non investimenti pubblici per “forzare” l’economia, ma investimenti per dare modo alle potenzialità di queste realtà territoriali di sviluppare appieno i propri margini di crescita.

Quando si parla di “Infrastrutture per la mobilità sostenibile” bisognerebbe dare priorità negli investimenti alle migliaia di strade urbane ed extra-urbane che collegano i paesi alle grandi arterie stradali e autostradali ma che oggi versano in uno stato di dissesto e profondo abbandono. Un grande investimento nazionale di messa in sicurezza di queste strade consentirebbe a migliaia di “Campanili” che vivono un drammatico spopolamento di sentirsi concretamente parte di un unico territorio.

Con il recupero delle strade fisiche, andrebbero sviluppate e rese accessibili in questi paesi anche le strade e autostrade digitali. Alla voce dunque “Digitalizzazione e innovazione” bisognerebbe dare priorità all’attuazione concreta del piano nazionale di cablaggio dell’intero territorio nazionale. 

Questo cambio di priorità trascinerebbe con sé una naturale “Rivoluzione verde e transizione ecologica”. Se le grandi città si decongestionano e i piccoli centri ritornano appetibili da un punto di vista residenziale e demografico, gran parte dei problemi di gestione delle criticità urbane potrebbe essere affrontato con un fisiologico calo del fabbisogno emergenziale. Queste misure avrebbero come logica conseguenza un cambio di rotta anche nel campo della “Istruzione, formazione e ricerca” con la digitalizzazione dell'istruzione e la lotta all'abbandono scolastico e nel campo della “Equità e inclusione sociale e territoriale”. L'analisi del governo riconosce che, dopo la crisi globale, la diseguaglianza in Italia è aumentata, bisogna contrastarla anche riqualificando centri urbani e periferie. Le misure evidenziate risponderebbero proprio a questo fine.

In conclusione la questione “Salute”; bisogna anche qui cambiare la logica dell’approccio che ha caratterizzato gli ultimi con tagli lineari che hanno portato alla distruzione della rete territoriale di assistenza. Accanto ai centri di eccellenza è necessario ripartire da un radicale ampliamento della rete ospedaliera dell’emergenza e da investimenti specifici anche sulle cure e l'assistenza a domicilio per superare "le attuali carenze del sistema delle Rsa".

Per non perdere questa grande opportunità bisogna avere l’umiltà di riconoscere gli errori strategici degli ultimi decenni e ripartire dai Comuni, dalle Comunità, dai Campanili, vera forza sociale e, con i dovuti investimenti, del tessuto economico-produttivo del Sistema-Italia.

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